Un lavoro coordinato dal Dipartimento di Medicina sperimentale e pubblicato sulla rivista EBioMedicine del gruppo The Lancet, identifica in un autoanticorpo un possibile indicatore di resistenza ai trattamenti immunoterapici nei pazienti con carcinoma polmonare
L’ultima frontiera della lotta al cancro è rappresentata da terapie che armano il sistema immunitario del paziente in modo che sia in grado di riconoscere e annientare le cellule tumorali. Cosa accade se il sistema immunitario ha un difetto? In questo caso è molto probabile che si inneschi un meccanismo di resistenza all’immunoterapia usata contro il tumore compromettendo gravemente l’efficacia della cura.

La presenza di autoanticorpi può essere una spia di allarme di un sistema immunitario disfunzionale e l’identificazione di biomarcatori di questo sistema può essere una guida per la scelta della corretta terapia per il paziente.

 

Ma emergono preoccupazioni per l’uso ad alto rischio di cannabis e per i nuovi comportamenti a rischio di dipendenza. Sono i nuovi risultati dello studio europeo Espad (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs) coordinato dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr. Più diffusi, tra gli adolescenti italiani, rispetto ai coetanei europei, gioco d’azzardo e cannabis

 Il fumo e il consumo di alcolici tra gli studenti europei di 15-16 anni mostrano segni di declino, ma emergono preoccupazioni per l’uso potenzialmente rischioso della cannabis e per le sfide poste dai nuovi comportamenti a rischio di sviluppare dipendenza. È quanto emerge dal nuovo Report dell’European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs (Espad) pubblicato oggi. Lo studio, coordinato dal gruppo di ricerca italiano dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifc) e pubblicato in collaborazione con l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Emcdda), si basa sull’ultima rilevazione condotta nel 2019 in 35 Paesi europei, tra cui 25 Stati membri dell’Ue (1).



Ricerca italiana pubblicata su “Transplantation”: persone con determinate varianti genetiche avrebbero il doppio delle possibilità di ammalarsi

 Da uno studio realizzato dalla Rete trapianti del Servizio sanitario nazionale emerge una possibile correlazione tra la presenza di alcuni antigeni HLA (il sistema genetico responsabile della regolazione del sistema immunitario nell'uomo e della risposta di rigetto) e una maggiore predisposizione sia all’infezione da SARS-CoV-2 che a una sua evoluzione clinica negativa.

 La ricerca, realizzata grazie all’impegno del Centro nazionale trapianti e di tutti i coordinamenti regionali, è stata appena pubblicata su “Transplantation”,una delle più autorevoli riviste scientifiche di trapiantologia al mondo. Lo studio ha acquisito i dati sui pazienti positivi al coronavirus presenti al 22 marzo 2020 nel registro di sorveglianza epidemiologica del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, e li ha incrociati con i dati del Sistema informativo trapianti sul profilo genetico di ben 56.304 persone: i quasi 48mila pazienti con un trapianto d’organo funzionante realizzato in Italia dal 2002 a oggi e le oltre 8mila persone in lista d’attesa per un organo. Il match ha permesso di isolare, all’interno dell’intera popolazione italiana dei trapiantati e dei pazienti da trapiantare, 256 casi Covid-positivi e di analizzare nel dettaglio il possibile ruolo giocato nell’infezione da alcune caratteristiche del sistema immunitario come gli antigeni HLA e il gruppo sanguigno, informazioni abitualmente mappate nell’attività clinica trapiantologica.

 


Riprodotta in 3D la dispersione di droplet e aerosol in un pronto soccorso. Calcolati gli effetti dei sistemi di aerazione. Lo studio condotto con Ergon Research e Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA). Un colpo di tosse in un pronto soccorso al tempo del COVID-19. Il viaggio nell’aria delle goccioline salivari grandi (droplet) e di quelle microscopiche (aerosol) emesse col respiro. Una simulazione in 3D realizzata dai ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù riproduce esattamente il movimento delle particelle biologiche nell’ambiente e l’impatto dei sistemi di aerazione sulla loro dispersione. I risultati dello studio, condotto con lo spin-off universitario Ergon Research e la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Environmental Research, fornendo informazioni importanti per contenere la diffusione del virus SARS-CoV2 negli ambienti chiusi anche attraverso il trattamento dell’aria.


LO STUDIO
Lo studio sulla dispersione di contaminante negli ambienti chiusi è stato realizzato dagli specialisti del Dipartimento di Diagnostica per Immagini e dalla Direzione Sanitaria del Bambino Gesù, in collaborazione con gli ingegneri di Ergon Research e la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) per la supervisione tecnico-scientifica. I ricercatori hanno utilizzato potenti strumenti di “simulazione fluidodinamica computazionale” (CFD - Computational Fluid Dynamics) per ricreare virtualmente la sala d’aspetto di un pronto soccorso pediatrico dotata di sistema di aerazione, con all’interno 6 bambini e 6 adulti senza mascherina.


La Sindrome del Tunnel Carpale è una patologia dolorosa e talvolta invalidante. Rappresenta la forma di neuropatia da intrappolamento più conosciuta e frequente e si manifesta comunemente con dolore e formicolio dalle dita della mano al braccio, soprattutto durante la notte. Come diagnosticarla? Ne abbiamo parlato con il Dott. Matteo Salvatore, specialista in Ortopedia presso il Poliambulatorio Specialistico San Raffaele Termini.

 “La Sindrome del Tunnel Carpale fa parte delle sindromi canalicolari compressive dei nervi periferici, di cui fanno parte anche la sindrome del tunnel tarsale (piede) e quella del tunnel o canale cubitale (gomito). Si tratta di neuropatie causate da compressione di un nervo periferico che non decorre più agevolmente in un canale osteofibroso. Nel caso specifico della Sindrome del Tunnel Carpale il nervo interessato è il nervo mediano, uno dei tre principali nervi periferici misti (sentivo-motore, responsabile sia della sensibilità della cute sia della mobilità dei muscoli che innerva) dell’arto superiore. L’aumento di pressione sul nervo o il suo schiacciamento rappresenta la causa della sindrome del tunnel carpale che, se non curata, può comportare l’impossibilità di eseguire alcuni gesti comuni con le dita, come cucire o girare la chiave in una serratura. Il nervo, come il muscolo, è un tessuto nobile che non rigenera: nel caso trascorra troppo tempo compresso, soffre fino a perdere completamente la propria funzione”.


I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista PNAS


È noto che la dieta può alterare il funzionamento di molti organi quali il fegato, l’intestino o il pancreas modificando i cicli giornalieri di produzione di importanti fattori molecolari, tuttavia gli effetti della dieta a livello dell’orologio circadiano nel cervello erano finora poco noti. Un nuovo studio condotto da Paola Tognini, ricercatrice del Dipartimento di Ricerca Traslazionale dell’Università di Pisa, ha dimostrato come una dieta ricca di grassi abbia azioni molto forti anche a livello cerebrale. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Science (PNAS) ed è frutto di una collaborazione internazionale che include la University of California Irvine, la University of Texas Houston (USA) e l’INRAE Bordeaux (Francia), coordinata dal noto scienziato Paolo Sassone-Corsi, professore della University of California Irvine, deceduto prematuramente lo scorso luglio.



Ricercatori dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Cnr in collaborazione con Irccs Fondazione S. Lucia, Sapienza Università di Roma e Sanford Burnham Prebys Medical Discovery Institute di La Jolla (USA) hanno dimostrato in un modello preclinico di lesione spinale completa, l’efficacia terapeutica della neurotossina botulinica di tipo A. Attraverso una potente e perdurante azione anti-infiammatoria, la neurotossina è neuroprotettiva, promuove la rigenerazione nervosa e contrasta la paralisi. I risultati pubblicati su Toxins sono stati oggetto di un brevetto presentato dall’11 al 13 novembre all’evento digitale Tech Share Day e si spera di arrivare a un test clinico che permetta di verificare nell’uomo i dati osservati

Le lesioni traumatiche complete ed incomplete del midollo spinale rappresentano una vera e propria sfida della medicina poiché, nonostante gli enormi progressi della scienza, ad oggi non esiste una cura in grado di ripristinare le abilità motorie perse. Tali lesioni provocano perdita permanente, totale o parziale, della trasmissione di impulsi nervosi sensoriali e motori nell’area sottostante la lesione, provocando paraplegia o tetraplegia. Si è calcolata un’incidenza globale di 10,5 casi per 100.000 persone, ovvero 768.473 nuovi casi all’anno nel mondo, dovuti principalmente a incidenti stradali, cadute accidentali, sport, armi ed incidenti sul lavoro. Solamente in Italia, nei cosiddetti “incidenti del sabato sera”, il 20% degli infortunati subisce lesioni spinali con invalidità permanente e l’80% degli interessati ha un’età tra i 29 e i 42 anni. Sebbene la qualità di vita di questi pazienti sia notevolmente migliorata, la patologia comporta numerose e gravi comorbidità come il dolore neuropatico ed è associata a ingenti costi per il Servizio sanitario nazionale.


Lo studio, pubblicato sulla rivista Molecular Autism dai ricercatori del Dipartimento di Psicologia di Sapienza Università di Roma, dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISTC), della Fondazione Santa Lucia IRCCS, di Harvard University e University of Cambridge, è un importante tassello per la ricostruzione del background genetico dell’autismo
Più di un terzo degli adulti autistici senza disabilità intellettiva sono prosopagnosici, ovvero hanno una difficoltà clinica nel riconoscere e memorizzare le altre persone dal loro volto, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Molecular Autism.

I ricercatori di Sapienza Università di Roma, Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISTC), IRCCS Fondazione Santa Lucia, Harvard University e University of Cambridge, hanno stimato la prevalenza della prosopagnosia e le sue caratteristiche in un gruppo di 80 partecipanti autistici provenienti da Italia, Stati Uniti e Regno Unito ed un relativo gruppo di controllo di partecipanti neurotipici.


Uno studio internazionale, coordinato dal Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin di Sapienza, identifica un nuovo gene capace di contrastare l’invasione dei patogeni fungini e in particolare di Botrytis cinerea, responsabile della muffa grigia in numerose specie vegetali tra le quali la vite, il pomodoro e la fragola. I risultati del lavoro, pubblicati sulla rivista Molecular Plant Pathology, aprono a nuove possibilità in ambito agronomico per lo sviluppo di varietà più resistenti senza l’uso di pesticidi pericolosi
Nel settore agronomico i patogeni delle piante rappresentano un grave problema in quanto causano ingenti perdite dei raccolti e in alcuni casi intossicano i cibi di origine vegetale secernendo micotossine potenzialmente pericolose anche per la salute dell’uomo.

Fra gli invasori più comuni e conosciuti vi è la botrite o anche detta la muffa grigia per la peluria cenerina che ricopre la superficie delle foglie facendole seccare e appassire rapidamente.

Per limitare i danni causati da questi patogeni, l’approccio maggiormente utilizzato è il trattamento estensivo con pesticidi, purtroppo con gravi conseguenze sull’inquinamento del suolo e delle falde acquifere. Una soluzione eco-compatibile sono le tecniche di manipolazione genetica mirate a ottenere una maggiore resistenza delle piante ai microbi ambientali, il cosiddetto miglioramento genetico, il cui limite applicativo consiste però nella scarsità di conoscenze sui geni che le piante sfruttano per attivare i meccanismi di difesa immunitaria.


Il presidente dell'Ordine dei Medici di Roma, Antonio Magi, e' stato ospite negli Nsl Studios per partecipare a un dibattito sull'emergenza sanitaria che stiamo vivendo, insieme a Monica Lozzi, presidente del Municipio Roma VII, e Fabio Silo, ceo di Affidea Italia. Sanita' pubblica e privata, il ruolo dei medici di base e le proposte per cercare di fronteggiare questa grave pandemia sono stati i temi trattati.

"Stiamo vivendo una situazione particolare- ha detto Magi- Si sono mischiate le carte durante l'estate, ora abbiamo tanti positivi al Covid, fortunatamente molti sono asintomatici, mentre una parte ha bisogno di assistenza sanitaria e fortunatamente i numeri di terapia intensiva sono abbastanza bassi a Roma e siamo ottimisti sotto questo aspetto. Sicuramente abbiamo un problema per quanto riguarda l'assistenza a livello del territorio, perche' molti pazienti possono essere seguiti nei loro domicili o in strutture quali alberghi che in questo momento sono chiusi e nelle stanze possono essere assistiti per decongestionare i reparti ospedalieri sotto pressione".

 

Scienzaonline con sottotitolo Sciencenew  - Periodico
Autorizzazioni del Tribunale di Roma – diffusioni:
telematica quotidiana 229/2006 del 08/06/2006
mensile per mezzo stampa 293/2003 del 07/07/2003
Scienceonline, Autorizzazione del Tribunale di Roma 228/2006 del 29/05/06
Pubblicato a Roma – Via A. De Viti de Marco, 50 – Direttore Responsabile Guido Donati

Photo Gallery