Responsabilità o senso di colpa, paura, vulnerabilità, ma anche disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, incertezze economiche. Sono solo alcuni dei disagi e delle difficoltà che la situazione pandemica ha prodotto sulla salute e sul benessere delle persone.

Con l’obiettivo di offrire un aiuto mirato a chiunque si trovi in una condizione di stress o di fragilità emotiva dovuta all’emergenza sanitaria da COVID-19, è nata l’app ItaliaTiAscolto ((www.italiatiascolto.it): ascolto e sostegno psicologico a portata di smartphone.
Si tratta di un progetto del BICApP, il centro di ricerca del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con l’Ordine degli Psicologi della Lombardia e con l’azienda iMoobyte, finanziato da Fondazione di Comunità Milano e sostenuto dal Comune di Milano.



Scoperte 120 nuove e significative associazioni tra varianti genetiche e i livelli di almeno uno dei 700 parametri immunologici esaminati: un aumento di 5 volte rispetto alle conoscenze esistenti sulla regolazione dei livelli delle cellule del sistema immune. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Genetics da un team guidato da Francesco Cucca, professore di genetica umana all'Università di Sassari e associato dell'Istituto di ricerca genetica e biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche, è condotto su circa 4.000 individui in Ogliastra e apre la strada a nuove possibilità terapeutiche per le malattie autoimmuni

 

La prof.ssa Paola Queirolo, responsabile scientifico dell’iniziativa: “Facciamo emergere le necessità delle persone colpite dal tumore della pelle. Efficace la combinazione di molecole immunoterapiche nella malattia metastatica”. Il 5% delle diagnosi dovuto all’abbronzatura artificiale. “Chiediamo che sia vietata”


 Il 5% dei casi di melanoma in Europa è causato dalle lampade solari, con una netta prevalenza nelle donne (fino al 10%). Nel Vecchio Continente, ogni anno 4.450 nuove diagnosi di questo tumore della pelle sono attribuibili all’abbronzatura artificiale, con costi che superano i 30 milioni di euro nei primi 12 mesi dopo la scoperta della malattia. In Italia, questa cifra è pari a circa 450mila euro. Diagnosi e risorse che potrebbero essere risparmiate con campagne di prevenzione per bandire totalmente questi apparecchi e per far comprendere ai cittadini la loro pericolosità.

Il fattore di rischio più importante del più aggressivo tumore della pelle è infatti rappresentato dall’esposizione senza protezione ai raggi UV, inclusi quelli artificiali. Prevenzione e ricerca scientifica sono le armi per sconfiggere il melanoma, due pilastri che oggi permettono a 160mila persone in Italia di vivere dopo la diagnosi. In cinque anni, infatti, questa cifra è aumentata del 97% (erano 81mila nel 2014). “Possiamo parlare di cronicizzazione della malattia in fase avanzata in circa il 50% dei casi, grazie all’immunoterapia e alle terapie mirate che garantiscono una buona qualità di vita – afferma la Prof.ssa Paola Queirolo, Direttore Divisione Melanoma, Sarcoma e Tumori rari all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano -. Un risultato impensabile solo dieci anni fa, prima dell’arrivo di questi trattamenti efficaci, quando la sopravvivenza mediana per la malattia metastatica era compresa fra 6 e 9 mesi e solo il 25% dei pazienti era vivo a un anno. Cambia quindi radicalmente la gestione delle persone con melanoma avanzato, che presentano bisogni specifici a cui i clinici devono saper rispondere”. Per far emergere la loro voce, parte la nuova edizione di “Mela Talk”, un progetto nazionale realizzato con il contributo incondizionato di Bristol Myers Squibb, presentato oggi in una conferenza stampa virtuale.

Gli over 65 nel nostro Paese sono quasi 14 milioni, di cui 7 milioni hanno più di 75 anni e sono più a rischio di malattie neurodegenerative, decadimento cognitivo e infezioni come ha dimostrato la recente pandemia Covid19, dove lo stato nutrizionale ha certamente avuto un ruolo importante. Per questo i ricercatori di B&M hanno voluto indagare sulle abitudini alimentari e lo stile di vita di un gruppo d’anziani affetti da Parkinson, verificare il livello di nutrizione e in particolare di vitamina D, di cui molteplici studi hanno messo in evidenza il ruolo centrale in molte funzioni dell’organismo.

L’Associazione Brain and Malnutrition, in collaborazione con l’Osservatorio Grana Padano (OGP) ha valutato i livelli di vitamina D (sierici D-25OH) in 500 pazienti età media 70 anni, 68 % maschi e 32% femmine, provenienti da tutte le regioni d’Italia affetti da malattia di Parkinson e un piccolo gruppo controllo (100 pazienti) selezionati tra gli accompagnatori. Sono stati raccolti i dati anagrafici e demografici e rilevati i dati antropometrici (peso, altezza, BMI). È stato somministrato un questionario sulle abitudini alimentari Food Frequency (FFQ) con il software online dell’Osservatorio Grana Padano. Il FFQ semi-quantitativo di 66 elementi utilizza le tabelle di composizione alimentare italiana per stimare l'assunzione giornaliera di calorie, macronutrienti, micronutrienti e fluidi. Pazienti e operatori sanitari sono stati intervistati da dietologi.



Lo studio pubblicato dal Journal of Neurology è stato coordinato dalla Neurologia Universitaria del Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi-Montalcini” dell’Università di Torino, diretta dal Prof. Leonardo Lopiano. I risultati hanno un rilevante significato in termini di salute pubblica poiché indicano che pazienti affetti da patologie neurologiche, soprattutto su base vascolare o degenerativa, devono essere attentamente “sorvegliati”

 Un importante studio recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Journal of Neurology ha portato a una nuova conoscenza sull’infezione da Sars-COV-2: la presenza di patologie neurologiche pregresse si associa sin dall’esordio a forme di infezione più gravi di COVID-19. La pubblicazione nasce da una ricerca svolta dalla Neurologia Universitaria del Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi-Montalcini” dell’Università degli Studi di Torino, diretta dal Prof. Leonardo Lopiano; al lavoro hanno partecipato tutti i Dirigenti Medici della Divisione, in particolare il Dott. Alberto Romagnolo, in collaborazione con il DEA (dott. Franco Riccardini) e con il Servizio di Epidemiologia clinica e valutativa (Dott. Giovannino Ciccone) dell’Ospedale Molinette.


Un nuovo studio italiano, coordinato dalla Sapienza e dal Policlinico Umberto I di Roma, ha dimostrato che l’utilizzo mirato di batteri “buoni”, in associazione alle cure anti-COVID tradizionali, può migliorare alcuni parametri clinici in pazienti positivi a SARS-CoV-2. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Medicine
L’attuale emergenza COVID-19 rappresenta per il mondo scientifico un quotidiano banco di prova sia per l’individuazione di un vaccino che sconfigga definitivamente la malattia, sia per lo sviluppo di terapie che siano in grado di frenare la potenza del virus.

Oggi, un nuovo studio italiano, coordinato da Gabriella d’Ettorre, Claudio Mastroianni e Francesco Pugliese della Sapienza Università di Roma e del Policlinico universitario Umberto I, si inserisce nel panorama internazionale di contributi scientifici appartenente al filone di ricerca avviato per vincere il nemico pandemico. Lo studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Medicine, ha valutato il ruolo della batterioterapia orale - la tecnica che si propone di contrastare le patologie attraverso utilizzo mirato di batteri “buoni” - in associazione ai trattamenti farmacologici comunemente usati nel controllo della progressione di COVID-19.


Uno studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù con il Karolinska Institutet di Stoccolma fa luce sulla MISC, la grave malattia infiammatoria confusa inizialmente con la Kawasaki. Le due patologie hanno
manifestazioni simili, ma caratteristiche immunologiche differenti. La ricerca apre la strada a diagnosi precoci con test specifici e a trattamenti mirati. I risultati pubblicati su CELL.
Scoperto il meccanismo che scatena la grave risposta infiammatoria nei bambini con COVID-19. Inizialmente confusa con la malattia di Kawasaki, questa malattia infiammatoria sistemica causata nei bambini dall’infezione da SARS-Cov2 è denominata MIS-C (Multisystem Inflammatory Syndrome in Children). I ricercatori del Bambino Gesù sono riusciti ora a identificarne il profilo immunologico e a riconoscerne il funzionamento. La ricerca dell’Ospedale Pediatrico della Santa Sede realizzata in collaborazione con il Karolinska Institutet di Stoccolma, apre la strada a test specifici per la diagnosi precoce e a trattamenti mirati. I risultati sono stati appena pubblicati sulla rivista scientifica CELL.


LE PREMESSE DELLA RICERCA


All’inizio della pandemia da SARS-CoV2 i bambini sembravano essere quasi immuni dalle conseguenze del nuovo coronavirus. Andando avanti è diventato però evidente come anche loro, seppur in modo meno grave, potessero ammalarsi di COVID-19. In alcuni casi, purtroppo, i bambini possono persino sviluppare una grave forma di infiammazione sistemica, la MIS-C, una nuova patologia che può insorgere dopo aver contratto il coronavirus. I piccoli pazienti che ne sono affetti manifestano vasculite (infiammazione dei vasi sanguigni) problemi cardiaci, intestinali e un aumento sistemico dello stato infiammatorio. Si tratta di caratteristiche in parte in comune con un’altra vasculite - la malattia di Kawasaki - che avevano fatto pensare in un primo momento a un nesso di causalità proprio tra la Kawasaki e l’infezione da SARS-Cov2.


LO STUDIO


Lo studio “CACTUS - Immunological studies in children affected by COVID and acute diseases” è stato messo a punto da medici e ricercatori del Bambino Gesù nel corso dell’emergenza sanitaria per cercare di capire la malattia da SARS-CoV-2 nel bambino. Alla ricerca hanno collaborato il Centro COVID di Palidoro, il gruppo di Pediatria Generale che negli ultimi anni si è dedicato allo studio della malattia di Kawasaki e quello di Immunologia clinica e Vaccinologia del Dipartimento Pediatrico Universitario Ospedaliero. Sono stati coinvolti 101 bambini, di cui 13 con COVID che hanno sviluppato la forma multisistemica infiammatoria, 41 con COVID, 28 con patologia di Kawasaki insorta in epoca pre COVID e 19 sani.


I RISULTATI


In entrambe le malattie, Kawasaki e MIS-C, è stata rilevata un’alterazione dei livelli delle citochine (mediatori dell’infiammazione) coinvolte nella risposta immunitaria, ma con delle differenze: ad esempio l’interleuchina 17a (IL-17a) è risultata particolarmente aumentata nei bambini con malattia di Kawasaki ma non in quelli con COVID e MIS-C. Rispetto ai bambini con Kawasaki, nei pazienti affetti da COVID che sviluppano MIS-C è stata individuata un’elevata presenza di auto-anticorpi, cioè di anticorpi diretti contro particolari porzioni di tessuto cardiaco o sostanze propri dell'organismo stesso, che agiscono contro due specifiche proteine (endoglina e RPBJ). Questi auto-anticorpi possono determinare il danno vascolare e cardiaco tipico della MIS-C. Anche dal punto di vista cellulare sono emerse differenze sostanziali tra le due patologie. I bambini affetti da COVID, infatti, presentano un particolare tipo di linfociti T (sottotipo di globuli bianchi deputati alla difesa dell’organismo) con funzione immunitaria alterata rispetto ai bambini con malattia di Kawasaki. Questa alterazione è alla base dell’infiammazione e della produzione di autoanticorpi contro il cuore.


LE PROSPETTIVE
I differenti indicatori individuati tra le due patologie hanno permesso di chiarire i meccanismi immunologici responsabili del loro sviluppo e consentiranno in un futuro prossimo di mettere a punto specifici test di laboratorio per arrivare a una diagnosi certa e precoce. Monitorare i linfociti T e lo spettro degli anticorpi nei bambini affetti da COVID-19 permetterà di diagnosticare precocemente quei pazienti che sono a rischio di sviluppare una forma di MIS-C. «Questi risultati rappresentano un'importante scoperta anche per scegliere in maniera più accurata e basata su evidenze scientifiche i protocolli per la cura dell’infiammazione sistemica correlata all'infezione da SARSCoV2 e malattia di Kawasaki» spiega il dottor Paolo Palma, responsabile di Immunologia Clinica e Vaccinologia del Bambino Gesù e dello studio.


LE TERAPIE
Dai risultati della ricerca emerge l’indicazione di trattare con immunoglobuline ad alte dosi per limitare l’effetto degli autoanticorpi, con anakinra (un principio attivo immunosoppressivo che blocca i recettori dell’interleuchina-1) e con cortisone i bambini con MIS-C in una fase precoce per bloccare l’infiammazione secondaria a danno dei vasi. Al contrario, nei pazienti pediatrici viene sconsigliato l’utilizzo di tocilzumab (anti-IL6) e di farmaci bloccanti TNF-a. Per i pazienti con Kawasaki, i dati suggeriscono per la prima volta la potenziale efficacia di un farmaco che blocca l’IL-17 (secukinumab) per controllare l’infiammazione alla base di questa malattia.


Su Genome Biology una ricerca sulle regole che governano la forma del DNA nello spazio.


La struttura tridimensionale del DNA è determinata da una serie di regole spaziali basate sulla presenza di particolari sequenze proteiche e sul loro ordine: è il risultato di uno studio recentemente pubblicato su Genome Biology da Luca Nanni, dottorando in Computer Science and Engineering al Politecnico di Milano, congiuntamente ai Professori Stefano Ceri dello stesso Ateneo e Colin Logie dell'Università di Nijmegen.
“La maggior innovazione portata dal nostro studio risiede nell’aver per la prima volta identificato delle precise regole di disposizione di alcune particolari proteine chiamate CTCF. La bellezza e la semplicità della grammatica di CTCF ci dimostra come la natura e l’evoluzione producano regolarità e sistemi incredibilmente ingegnosi e funzionali” spiega Luca Nanni, primo autore dello studio. “La conoscenza di queste regole ci potrà permettere in futuro di ingegnerizzare le sequenze di CTCF in modo da ottenere la desiderata struttura tridimensionale del DNA, ad esempio per far interagire due geni che altrimenti non sarebbero in contatto.



Su Nature uno studio sulla funzione delle “trabecole”.

 

Uno studio appena pubblicato su Nature getta nuova luce sulla funzione delle trabecole del cuore, finora rimasta poco chiara. Una loro anomala costituzione appare infatti collegata al rischio di sviluppo di malattie cardiovascolari.


Ma cosa sono e a cosa servono questi elementi anatomici?

Le trabecole rivestono l’interno delle camere ventricolari del cuore umano adulto con una complessa rete di sottili strutture muscolari cilindriche. Gli anatomisti (tra i quali Leonardo) descrissero le trabecole cardiache sin dal XV secolo e ne ipotizzarono diverse funzioni, ma senza mai dimostrare la ragione della loro presenza o la loro funzione esatta. È noto che la formazione delle trabecole risale alle fasi dello sviluppo embriologico del cuore e si ritiene sia essenziale per la crescita del cuore fetale. Via via che il cuore matura la presenza delle trabecole diminuisce, senza scomparire del tutto. Esse infatti costituiscono una percentuale non trascurabile (12-17%) della massa cardiaca del cuore umano adulto. Perché?


Un panel internazionale di esperti di diabete e metabolismo da tutto il mondo, fra cui Raffaella Buzzetti del Dipartimento di Medicina sperimentale della Sapienza Università di Roma, ha provveduto alla stesura di un “consensus” sulla terapia del LADA pubblicato sulla rivista Diabetes dell’American Diabetes Association.
Il 10-15% circa di soggetti con diagnosi di diabete mellito tipo 2 è affetto in realtà da una forma di diabete a lenta evoluzione, definito LADA, acronimo dall’inglese di Latent Autoimmune Diabetes in Adults.

Tale tipo di diabete insorge dopo i 30 anni ma riconosce una patogenesi simile al diabete tipo 1 (a insorgenza giovanile), ovvero determinata dalla distruzione delle cellule pancreatiche che producono insulina da parte del proprio sistema immunitario, e per diagnosticarlo è necessario riscontrare la presenza degli autoanticorpi “colpevoli”.

Il LADA però ha una evoluzione più lenta rispetto al diabete tipo 1, tanto che i pazienti vengono indirizzati verso una terapia a base di insulina anche dopo anni dalla diagnosi.

 

Scienzaonline con sottotitolo Sciencenew  - Periodico
Autorizzazioni del Tribunale di Roma – diffusioni:
telematica quotidiana 229/2006 del 08/06/2006
mensile per mezzo stampa 293/2003 del 07/07/2003
Scienceonline, Autorizzazione del Tribunale di Roma 228/2006 del 29/05/06
Pubblicato a Roma – Via A. De Viti de Marco, 50 – Direttore Responsabile Guido Donati

Photo Gallery