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Leucemia linfoblastica acuta T: individuate le cellule potenzialmente responsabili delle recidive della malattia
20 Lug 2022 Scritto da Università di Roma La Sapienza
Un nuovo studio, coordinato dal Dipartimento di Medicina molecolare della Sapienza e pubblicato sulla rivista Frontiers in Immunology, rivela uno dei possibili meccanismi coinvolti nella ricaduta di un tipo di leucemia linfoblastica dopo la chemioterapia. I risultati del lavoro aprono la strada allo sviluppo di terapie nuove e alternative
La leucemia linfoblastica acuta (LLA) di tipo T – una leucemia molto aggressiva e a rapida evoluzione che colpisce i linfociti T – viene trattata con la chemioterapia, che solitamente risulta efficace. Tuttavia, il 10% dei pazienti in età pediatrica e il 60% dei pazienti adulti vanno incontro a una progressione del tumore anche dopo la chemio.
Un nuovo studio, coordinato da Isabella Screpanti e Antonio Francesco Campese del Dipartimento di Medicina molecolare della Sapienza, ha individuato uno dei meccanismi coinvolti nella maggior parte dei casi di LLA di tipo T.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Frontiers in Immunology, è nata dalla collaborazione dei dipartimenti di Medicina molecolare e Medicina sperimentale della Sapienza con l’Istituto italiano di tecnologia ed è stata possibile anche grazie al contributo di Fondazione Airc.
I ricercatori hanno lavorato con topi da laboratorio geneticamente modificati per avere alterazioni della via di Notch – una via di segnalazione biochimica che regola i processi di proliferazione e differenziamento di diversi tipi di cellule, tra cui i linfociti T – che sono responsabili dello sviluppo di alcune forme di LLA-T.
Come sopravvivere bene all’invecchiamento: pubblicati su Nature i risultati di uno studio che aprono nuove prospettive per vivere in forma la terza età.
Un'interessante scoperta sui meccanismi dell'invecchiamento è stata recentemente pubblicata sulla prestigiosa rivista «Nature» da un gruppo di ricercatori coordinato dal Prof. Stefano Piccolo, del Dipartimento di Medicina Molecolare dell'Università di Padova e dell’IFOM (Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare).
L'invecchiamento è un fenomeno naturale che si accompagna a un progressivo declino di varie funzioni dell'organismo. Per esempio, diminuisce la capacità di rinnovo cellulare, si accumulano danni a molteplici organi e decadono i processi cerebrali. Il tutto porta a una generale condizione di fragilità e a un aumentato rischio di insorgenza di malattie, tra cui il diabete e il cancro.
Ma quale è la causa di tutto questo? Perché invecchiamo?
Comunicazione cervello-ambiente. Il ruolo dei microrganismi intestinali
04 Lug 2022 Scritto da Università di Roma La Sapienza
Un nuovo studio, coordinato dal Dipartimento di Fisiologia e farmacologia Vittorio Erspamer della Sapienza, ha individuato alcuni ceppi batterici che mediano gli effetti benefici di un ambiente arricchito sulla plasticità del sistema nervoso centrale
Negli ultimi anni è stato dimostrato che un ambiente arricchito dal punto di vista motorio, sensoriale e sociale può avere un effetto benefico sul sistema nervoso centrale, poiché ne favorisce la plasticità cerebrale e la funzione cognitiva.
Tuttavia, non era ancora stato indagato il possibile ruolo dei microrganismi intestinali nel mediare questi effetti benefici.
Tumore al pancreas, scienziati di UniTo identificano un nuovo marcatore per indirizzare meglio le terapie
23 Giu 2022 Scritto da Università degli studi di Torino
Lo studio pre-clinico pubblicato dalla prestigiosa rivista internazionale Gut dimostra come PI3K-C2γ giochi un ruolo chiave nello sviluppo di uno dei tumori attualmente più aggressivi.
Un nuovo studio preclinico, svolto al Centro di Biotecnologie Molecolari “Guido Tarone” dell’Università di Torino, ha reso possibile la scoperta di una nuova terapia focalizzata per un sottogruppo di pazienti affetti da neoplasia maligna del pancreas. Il gruppo di ricerca guidato dalla Prof.ssa Miriam Martini e dal Prof. Emilio Hirsch ha dimostrato che la proteina PI3K-C2γ gioca un ruolo chiave nello sviluppo del tumore al pancreas. L'indagine scientifica ha permesso di far luce sui meccanismi di sviluppo di questo tumore e potrebbe consentire, in futuro, di massimizzare l’efficacia delle attuali opzioni terapeutiche di uno dei tumori attualmente più aggressivi.
Differenziamento dei motoneuroni: il ruolo degli RNA non codificanti
22 Giu 2022 Scritto da Università di Roma La Sapienza
Un nuovo studio, frutto di una collaborazione tra il Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienza, l’Istituto italiano di tecnologia e il Cnr, rivela la sinergia tra RNA codificanti e non codificanti nel regolare la formazione dei motoneuroni e apre la strada a nuovi approcci terapeutici per la cura delle malattie neurodegenerative. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista The EMBO Journal
Il ruolo fondamentale degli RNA non codificanti – che non sono tradotti in proteine – nella regolazione dei programmi di sviluppo e funzionamento dei tessuti, in particolare del sistema nervoso, è emerso soprattutto negli ultimi anni.
Una nuova opzione terapeutica combatte efficacemente le complicanze cardiache e renali del diabete: gli effetti benefici sono diversi in base al sesso
22 Giu 2022 Scritto da Università di Roma La Sapienza
Per la prima volta uno studio clinico coordinato dalla Sapienza rivela che l’uso quotidiano di tadalafil – un farmaco attualmente utilizzato per la disfuzione erettile – migliora la situazione cardiaca di pazienti diabetici solo di sesso maschile, mentre favorisce la funzione immunitaria e renale sia negli uomini che nelle donne. I risultati di questa ricerca sono pubblicati sulla rivista Science Translational Medicine
Uomini e donne non rispondono allo stesso modo ai farmaci. Nonostante, siano ben riconosciute le differenze fra i due sessi in diverse patologie, ad esempio in quelle cardiovascolari, per anni gli studi clinici hanno trascurato questo aspetto anche in termini di progettazione degli studi stessi, coinvolgendo prevalentemente pazienti di sesso maschile.
Per la prima volta uno studio randomizzato, placebo controllato, è stato espressamente disegnato per studiare le differenze di sesso in pazienti diabetici, maschi e femmine, con cardiomiopatia diabetica, nella risposta al tadalafil, un farmaco testato inizialmente come vasodilatatori per combattere alcune patologie cardiovascolari e attualmente utilizzato per combattere la disfunzione erettile.
Accade spesso nella ricerca scientifica che un farmaco testato contro una malattia si dimostri efficace anche contro altre. È stato il caso degli inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 (PDE5i), come Viagra e Cialis. Per questo motivo, l’indicazione dei PDE5i virò al campo andrologico, determinando la fine dell’interesse “commerciale” per la ricerca in ambito cardiovascolare.
Tumore del colon retto: il consumo di pesce in scatola riduce di oltre il 30% il rischio di insorgenza
08 Giu 2022 Scritto da Redazione
Pubblicati sulla rivista “Nutrients” i risultati di uno studio condotto dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano, nell’ambito delle attività dell’Italian Institute for Planetary Health* (IIPH), in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano.
In uno studio, condotto dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano, è stato esaminato, per la prima volta, l’effetto del consumo di pesce in scatola separatamente da quello di pesce fresco sul rischio di tumore al colon-retto. Lo studio è stato condotto nell’ambito delle attività dell’Italian Institute for Planetary Health (IIPH), in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza una riduzione del 34% circa del rischio di insorgenza di questo tipo di tumore nei soggetti che consumavano almeno due porzioni alla settimana di pesce in scatola sott’olio (pari a 80 grammi ciascuna).
Fibrosi cistica: una terapia alternativa rivaluta il ruolo di alcune sostanze, fra cui l’estratto di curcuma
08 Giu 2022 Scritto da Università di Roma La Sapienza
I risultati di uno studio italiano, pubblicato su Cellular and Molecular Life Sciences e coordinato dal Dipartimento di Medicina Sperimentale della Sapienza, mostrano come alcune sostanze già conosciute per le loro proprietà inducano variazioni biochimiche e epigenetiche che potrebbero essere coinvolte nella fisiopatologia di questa malattia e utilizzate come bersaglio terapeutico
La fibrosi cistica è una malattia genetica rara causata da numerose mutazioni del gene CFTR, che codifica per una proteina di membrana con funzione di canale per il cloro, detta regolatore della conduttanza transmembrana della fibrosi cistica, o proteina CFTR.
Un nuovo studio interamente italiano, pubblicato sulla rivista Cellular and Molecular Life Sciences, ha rivelato una possibile terapia alternativa per la fibrosi cistica che coinvolge due farmaci già in uso clinico per altre patologie, un inibitore proteico (camostat), un coenzima (S-adenosil metionina) e una sostanza alimentare, l’estratto di curcuma. Queste sostanze sono in grado di indurre variazioni biochimiche e epigenetiche – cambiamenti ereditabili nell’espressione genica che non alterano la sequenza del DNA – nel canale epiteliale del sodio (ENaC), che interagisce con la proteina CFTR nel determinare la fisiopatologia della fibrosi cistica.
Uno studio del Cnr-Ibbc indica, nei giovani che si sono ammalati, nuovi e precoci biomarcatori, potenzialmente predittivi della sindrome post Covid. La ricerca, pubblicata su Diagnostics, apre nuovi campi di indagine nell’ambito degli effetti biologici e psicologici a lungo termine
In una percentuale di guariti dal Covid-19 permane una condizione di malessere definita long-Covid, caratterizzata da astenia, affaticamento, respirazione difficoltosa e da sintomi cognitivi, come perdita di memoria, difficoltà di concentrazione, ansia e depressione, indicati spesso come ‘brain fog’ e alla base del quadro clinico definito come NeuroCovid. Un recente studio pilota, coordinato da Marco Fiore e Carla Petrella dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Cnr-Ibbc), ha portato all’individuazione di biomarcatori precoci del long-Covid-19 negli adolescenti. La ricerca è stata condotta presso il Policlinico Umberto I dell’Università Sapienza di Roma, in collaborazione con Raffaella Nenna, Fabio Midulla, Luigi Tarani del Dipartimento materno infantile e scienze urologiche e Antonio Minni, Dipartimento organi di senso. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Diagnostics.
Sviluppata la prima molecola al mondo che permetterebbe di ripristinare l’udito con la luce
01 Giu 2022 Scritto da Università degli studi di Milano
Uno studio internazionale, che si è avvalso del contributo di un chimico farmaceutico attualmente afferente all’Università Statale di Milano, mira a sviluppare una nuova generazione di impianti cocleari attivabili con la luce, superando gli attuali limiti degli impianti elettrici, che non consentono di apprezzare la musica o risentono di rumori di fondo.
Per la prima volta è stata sviluppata una strategia fotofarmacologica per attivare i neuroni uditivi: lo studio, condotto in vitro e in vivo, apre la strada a nuove sperimentazioni. Attualmente, circa 1 milione di persone in tutto il mondo utilizzano un impianto cocleare, ovvero un dispositivo impiantato chirurgicamente con lo scopo di ripristinare la percezione del suono in soggetti affetti da perdita dell'udito profonda o da sordità. I microfoni all'esterno del dispositivo convertono il suono in segnali elettrici che poi stimolano direttamente il nervo uditivo nella coclea, la struttura dell'orecchio interno che trasforma i suoni in messaggi nervosi e li invia al cervello, che a sua volta ne codifica la percezione. Sebbene gli impianti cocleari abbiano avuto grande successo nel permettere un recupero della comprensione del parlato in situazioni di silenzio, la loro risoluzione spettrale, ovvero la loro capacità di distinguere onde sonore con frequenze diverse, è limitata, e non consente di apprezzare la musica o di seguire conversazioni in presenza di rumore.