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Problemi metabolici, sette pazienti su 10 non ne sono consapevoli. La scoperta avviene per caso dopo un check-up
10 Set 2021 Scritto da Medinews
La Dott.ssa Zelaschi: “È necessario aumentare il livello di attenzione per chi è in sovrappeso, poiché solo con la prevenzione si possono evitare gravi malattie come diabete e disturbi cardiaci”.
Le malattie metaboliche rischiano di compromettere in modo importante la salute di chi ne è colpito, ma talvolta l’assenza di sintomi ne rende difficile il riconoscimento.
Il dato, in linea con i risultati della Società Italiana di Diabetologia, è stato evidenziato anche dal centro specializzato bresciano Labquarantadue. Dall’esecuzione di 100 check-up metabolici, nell’arco di 5 mesi, è emerso che ben il 70% dei pazienti ha preso consapevolezza, solo dopo gli esami di controllo, di disfunzioni metaboliche, le più comuni rappresentate dall’alterata glicemia a digiuno, ipercolesterolemia, acido urico elevato.
Si accendono, così, i riflettori su un punto centrale: la scarsa consapevolezza nei confronti delle patologie metaboliche. Un elemento non da poco se si pensa che spesso si accompagnano oltre che a eccesso ponderale anche a ipertensione, dolori articolari e a steatosi epatica, con il rischio di pericolosi eventi avversi.
Nuove opzioni terapeutiche contro le metastasi al fegato: grazie al protocollo sperimentale “COLT” si punta al trapianto dell’organo, alternativa impossibile solo fino a qualche anno fa
10 Set 2021 Scritto da Ospedale Niguarda- Milano
Nell’ambito di un progetto di ricerca, a Niguarda è stato sottoposto a trapianto epatico un uomo di 45 anni con un tumore secondario del fegato (conseguente a metastasi), che oggi ha una possibilità di cura in più per vincere la battaglia contro la malattia
Pazienti con tumori epatici dovuti a metastasi, solo fino a qualche anno fa non erano candidabili ad un trapianto di fegato, non si poteva neanche immaginare di inserirli in lista d’attesa per un organo. Oggi, invece, grazie al miglioramento delle terapie oncologiche che fanno “regredire” il tumore, e alla ricerca continua, si sta valutando l’efficacia di un trapianto dell’organo per trattare la malattia epatica.
È quanto sta avvenendo anche a Niguarda, dove in questi giorni è stato sottoposto a trapianto epatico un uomo di 45 anni con una metastasi al fegato in conseguenza di un tumore al colon-retto. “L’intervento è stato possibile grazie ad un protocollo sperimentale chiamato “COLT” con a capofila il professore Vincenzo Mazzaferro dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano. Si tratta di uno studio che coinvolge diversi centri italiani- spiega Salvatore Siena, Direttore del Dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina Molecolare di Niguarda-. L’obiettivo del trial è quello di valutare la possibilità trapiantare il fegato, quando questo è bersaglio di una malattia secondaria dovuta a metastasi. È un altro passo avanti importante nella cura dei tumori, basti pensare che fino a pochissimi anni fa per questi casi specifici non era immaginabile pensare a questa opzione di cura”.
Bambini e lockdown un anno dopo: dalla resilienza alla resistenza
08 Set 2021 Scritto da Università di Milano Bicocca
Possesso e uso di device digitali sempre in aumento e in età più precoce, con conseguente pervasività di questi strumenti nella vita dei bambini in età scolare. Questo i dati di rilievo riscontrati dalla seconda edizione dalla ricerca di Milano-Bicocca, dopo la prima svoltasi a maggio 2020.
Entrambe le edizioni dell’indagine “Bambini e lockdown, la parola ai genitori” sono state condotte dalla Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche (SICuPP Lombardia- Marina Picca, Presidente e coordinatrice scientifica del progetto per i pediatri) con la collaborazione di un gruppo di ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca (Paolo Ferri e Chiara Bove docenti del Dipartimento di Scienze umane per la formazione) e della spin off dell’Università di Milano-Bicocca “Bambini Bicocca” (Susanna Mantovani, coordinatrice scientifica).
Da uno studio Vimm-Università di Padova un nuovo metodo per stimolare le cellule staminali nelle persone affette da diabete
07 Set 2021 Scritto da Università di Padova
La ricerca è stata pubblicata su Diabetologia, la rivista ufficiale della Società Europea per lo Studio del Diabete (EASD).
Il fenofibrato, un farmaco routinariamente utilizzato per il trattamento degli elevati livelli di trigliceridi è in grado di stimolare il livello delle cellule staminali circolanti in pazienti con retinopatia diabetica: è quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova e dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) sotto il coordinamento di Gian Paolo Fadini, Professore Associato di Endocrinologia e Principal Investigator dell’Unità di Diabetologia Sperimentale del VIMM.
COVID-19: uno studio ISS evidenzia il ruolo protettivo dell’interferone di tipo I e confronta le caratteristiche delle cellule del sistema immunitario che lo producono in caso di infezione grave o asintomatica
06 Set 2021 Scritto da Policlinico Tor Vergata
La risposta immunitaria innata stimolata dall’interferone (IFN) di tipo I, rilasciato a sua volta dalle cellule dendritiche plasmacitoidi (pDC) nella fase iniziale dell'infezione da SARS-CoV-2, svolge un ruolo chiave nel prevenire la progressione della malattia da COVID-19.
Un team di ricercatori (Università San Raffaele di Milano, Policlinico di Tor Vergata, Università di Padova, Metabolic Fitness Association) coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), ha messo sotto la lente di ingrandimento, in uno studio pubblicato su Plos Pathogens, proprio i meccanismi delle risposte immunitarie innate nella patogenesi della COVID-19.
“Abbiamo studiato l'interazione precoce tra SARS-CoV-2 e le cellule del sistema immunitario in un modello sperimentale in vitro basato sulle cellule del sangue periferico umano – spiega Eliana Coccia dell’ISS, a capo dell’indagine - e abbiamo visto che anche in assenza di una replicazione virale produttiva, il virus promuove un importante rilascio di IFN di tipo I e III e di citochine e chemochine infiammatorie (ovvero molecole che agiscono come mediatori dell’immunità naturale e della risposta infiammatoria), note per contribuire alla tempesta di citochine osservata nella COVID-19. È stato interessante osservare che l’IFN di tipo I, rilasciato dalle pDC, è in grado di stimolare la risposta antivirale nelle cellule epiteliali polmonari infette”.
Infodemia da COVID-19: il ruolo dei media tradizionali e dei social
03 Set 2021 Scritto da Università di Roma La Sapienza
Un gruppo internazionale di ricercatori, coordinato dal Dipartimento di Medicina molecolare della Sapienza, ha pubblicato un editoriale sulla rivista Clinical Microbiology and Infection sul ruolo dei mezzi di comunicazione nella pandemia da COVID-19.
Una ricerca internazionale coordinata dal Dipartimento di Medicina molecolare della Sapienza, in collaborazione con l’Università dell’Insubria, con la Banca del Sangue della Toscana nord-occidentale, con l’Aristotle University in Grecia e con l’Università spagnola di Valencia, si interroga sul ruolo dei mezzi di comunicazione nella pandemia da COVID-19. Il lavoro è stato presentato su Clinical Microbiology and Infection, rivista ufficiale della Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive.
Un nuovo trattamento per potenziare il sistema immunitario nella lotta contro i tumori
01 Set 2021 Scritto da Università di Bologna
L’inibizione di particolari proteine – chiamate PIP4K – potrebbe permettere una risposta immunitaria più efficace, favorendo la capacità dell’organismo di attaccare ed eliminare le cellule tumorali.
Un gruppo di studiosi ha individuato un potenziale trattamento che potrebbe migliorare la capacità del sistema immunitario umano di identificare e colpire le cellule tumorali. Il sistema immunitario di un paziente è infatti in grado di riconoscere e distruggere cellule tumorali. Per questo, l’immunoterapia, cioè il trattamento della malattia attraverso l’attivazione del sistema immunitario, viene oggi proposta per diversi tipi di tumore. Tuttavia le cellule tumorali sono in grado di creare un microambiente che limita l’azione delle cellule del sistema immunitario, e di conseguenza anche l’efficacia dell’immunoterapia.
Il nuovo studio – pubblicato sulla rivista PNAS – mostra ora che l’inibizione di una famiglia di enzimi – chiamati PIP4K – influisce sull’attività di un gruppo di cellule del sistema immunitario – chiamate T regolatorie (Treg) – che, permette così di attivare una risposta più efficace contro i tumori.
Bambini ed emicrania: non esistono cibi vietati, neanche il cioccolato. Ma attenzione al sovrappeso
31 Ago 2021 Scritto da Ospedale pediatrico Bambino Gesù
I ricercatori del Bambino Gesù hanno analizzato la letteratura scientifica sul rapporto tra alimentazione ed emicrania pediatrica smentendo alcuni falsi miti. La ricerca è stata pubblicata su Nutrients.
Circa il 10% della popolazione pediatrica soffre di emicrania. Tra i fattori scatenanti dell’attacco emicranico sono compresi anche quelli alimentari. Non esiste però una lista di alimenti vietati uguale per tutti. Solo la verifica nel singolo paziente di un rapporto fra l’assunzione di un dato alimento e la comparsa del mal di testa può far nascere questo sospetto. E’ la conclusione cui sono arrivati i ricercatori del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù che hanno esaminato la letteratura scientifica esistente in materia fino ad oggi e smentito alcuni falsi miti. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista internazionale Nutrients.
L’EMICRANIA PEDIATRICA
L’emicrania pediatrica ha un’origine genetica. In circa il 5% dei bambini che ne soffrono si può sviluppare una forma cronica che ha un notevole impatto sulla qualità di vita in termini di perdita di giorni di scuola (nei casi più gravi anche di interi anni scolastici) e di sospensione delle attività ludiche, per esempio dell’attività sportiva. Sono molteplici i fattori che possono scatenare l’attacco di mal di testa oppure aumentarne la frequenza accentuandone la gravità. In età pediatrica sono molto importanti quelli di natura emotiva, come stress scolastico o ansia o depressione derivante da situazioni familiari. Sotto accusa anche alcuni alimenti.
Malattie neurodegenerative, nanoparticelle d’oro rallentano l’avanzare dell’atassia di Friedreich
30 Ago 2021 Scritto da Redazione
Lo studio, coordinato dell’Università Statale di Milano e dal Policlinico di Milano, assieme all’Università di Milano-Bicocca, all’Università di Torino e all’ University of Miami Miller School of Medicine, ha scoperto che le nanoparticelle d’oro riducono il danno ossidativo e migliorano la funzionalità mitocondriale nei pazienti affetti dall’atassia di Friedreich. La ricerca è stata pubblicata su Science Translational Medicine.
Nanoparticelle composte da clusters di atomi d’oro migliorano la funzionalità mitocondriale e riducono il danno ossidativo nei pazienti affetti dall’atassia di Friedreich, una malattia neurodegenerativa causata da un'anomalia del gene che codifica per una proteina e che colpisce principalmente il sistema nervoso centrale e periferico: lo studio è stato pubblicato di recente su Science Translational Medicine.
Malattie neurodegenerative, nanoparticelle d’oro rallentano l’avanzare dell’atassia di Friedreich
26 Ago 2021 Scritto da Redazione
Lo studio, coordinato dell’Università Statale di Milano e dal Policlinico di Milano, assieme all’Università di Torino, all’Università di Milano-Bicocca e alla University of Miami Miller School of Medicine, ha scoperto che le nanoparticelle d’oro riducono il danno ossidativo e migliorano la funzionalità mitocondriale nei pazienti affetti dall’atassia di Friedreich. La ricerca è stata pubblicata su Science Translational Medicine.
Nanoparticelle composte da clusters di atomi d’oro migliorano la funzionalità mitocondriale e riducono il danno ossidativo nei pazienti affetti dall’atassia di Friedreich, una malattia neurodegenerativa causata da un'anomalia del gene che codifica per una proteina e che colpisce principalmente il sistema nervoso centrale e periferico: lo studio è stato pubblicato di recente su Science Translational Medicine.
La ricerca è iniziata nel 2019 da Chiara Villa, ricercatrice dell’Università Statale di Milano, afferente al Laboratorio di cellule staminali del “Centro Dino Ferrari” Fondazione IRCCS Ca' Granda - Ospedale Maggiore Policlinico, diretto da Yvan Torrente, docente di Neurologia della Statale, con l’obiettivo di indagare il ruolo di nanoparticelle di atomi d’oro nel trattamento dell’Atassia di Friedreich (FRDA). Questo studio nasce da una collaborazione tra i gruppi di ricerca dell’Università di Milano- Bicocca (diretto da Angelo Monguzzi), dell’Università di Torino (diretto da Giorgio Merlo) e dell’Università di Miami diretto da Carlos Moraes.