Come si è originata la vita e come si trasmette da cellula madre a cellula figlia? Un nuovo tassello per la comprensione di questi meccanismi arriva da uno studio delle Università di Pisa, Bari e Salento che si è guadagnato la copertina della rivista scientifica “Integrative Biology” della American Chemical Society. Il gruppo di ricerca, coordinato dal professore Roberto Marangoni dell’Ateneo pisano e composto da Alessio Fanti, Leandro Gammuto, Fabio Mavelli e Pasquale Stano, ha simulato in laboratorio i processi di riproduzione grazie a delle “protocellule” che si usano per studiare alcune proprietà delle cellule biologiche vere.
“Tra i tanti problemi che concernono la comprensione di come si sia sviluppata la vita sulla terra, c’è anche il rapporto tra membrane cellulari e contenuto della cellula – racconta Roberto Marangoni - infatti, per assicurare un ambiente chimicamente stabile e governabile, le cellule hanno bisogno di una divisione tra il contenuto interno, l’insieme delle molecole necessarie alla vita, e l’ambiente esterno, e tale divisione è data dalla membrana cellulare”.
Uno dei punti fondamentali su cui si è interrogata la scienza è quindi se sia nato prima il contenuto cellulare o la membrana, in altre parole, una sorta di problema di problema “dell’uovo e della gallina” su scala microscopica. Una possibile soluzione a questo apparente paradosso è venuta circa dieci anni fa, quando gli scienziati hanno osservato il cosiddetto “supercrowding effect”.

Uno studio a cui ha partecipato anche l’Università di Pisa rivela che curando una patologia, anche l’altra migliora

Esiste una connessione stretta tra la parodontite e il diabete e a rivelarlo è uno studio internazionale a cui hanno partecipato anche i professori Filippo Graziani e Anna Solini del dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’area critica dell’Università di Pisa: curando l’una si migliora l'altra e, viceversa, se si trascura una delle due, l’altra si aggrava. Inoltre, chi si ammala di parodontite ha un rischio diabete di almeno il 20% più alto rispetto a chi ha le gengive sane, a parità di altri fattori di rischio per il diabete. Infine, un soggetto diabetico che ha anche la parodontite presenta delle complicazioni diabetologiche più gravi rispetto a chi ha solo il diabete. 
Questo studio ha costituito la base per un documento congiunto pubblicato sia sul “Diabetes Research and Clinical Practice”, sia sul “Journal of Clinical Periodontology” promosso dai parodontologi della Federazione Europea di Parodontologia e i diabetologi della Federazione Internazionale Diabete.

Il metodo innovativo, messo a punto da un team di ricercatori dell’Ifac-Cnr, permette di rilevare piccole tracce di precursori di malattie tumorali e neurodegenerative in singole gocce di fluido biologico, aprendo la strada a diagnosi precoci, non invasive e poco costose. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports del gruppo Nature

 

Grazie a un metodo innovativo, rapido e che non richiede l’uso di attrezzature complesse è possibile individuare piccolissime tracce di molecole precursori di malattie in singole gocce di campione. A metterlo a punto, un team di ricercatori dell’Istituto di fisica applicata ‘Nello Carrara’ del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifac-Cnr). Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature.

“La metodologia si basa sulla misura effettuata al bordo di una goccia di fluido biologico, mentre evapora intorno ai 5°C. A questa temperatura, poco superiore alla soglia di congelamento, le molecole contenute nella goccia si accumulano in modo organizzato ai suoi bordi senza perdere le loro proprietà biologiche e funzionali”, spiega Paolo Matteini dell’Ifac-Cnr, coordinatore della ricerca e del team. “Questi accumuli temporanei di molecole diventano ultradensi, rendendo così possibile evidenziarli con sistemi spettroscopici usati comunemente nelle analisi di laboratorio. Gli aspetti interessanti e innovativi del metodo riguardano la possibilità di rilevare e studiare in modo rapido e senza nessuna particolare preparazione, in campioni di pochi microlitri di liquido biologico, alcune specie molecolari presenti in tracce nei fluidi corporei, come i precursori di malattie tumorali o di patologie neurodegenerative quali l’Alzheimer e il Parkinson”.

Gli esperimenti condotti finora hanno dimostrato la validità di questo approccio. “Questo metodo consentirà di sviluppare test a basso costo per la diagnosi precoce, affiancando gli esami clinici attualmente impiegati, più invasivi per il paziente e onerosi per il sistema sanitario nazionale”, conclude Roberto Pini, direttore dell’Ifac-Cnr.

 

 

L’applicazione, che sfrutta il brevetto Sapienza GonioProbe, ha ottenuto il riconoscimento dell’Italian Patent Competition, il concorso che premia i migliori progetti nel campo Life Science e Digital

Ottimizzare la metodica e ridurre i tempi della diagnosi è l’obiettivo della ricerca biomedica che fa ricorso sempre più spesso a strumenti e conoscenze mutuate dalle nuove tecnologie digitali, proponendo sul mercato prodotti dalle caratteristiche uniche e innovative. È quello che ha fatto la NG Detectors. La startup ha concentrato la propria attività nella industrializzazione di GonioProbe, una applicazione di nuova generazione per la chirurgia radio guidata, che sfrutta l’idea della “Sonda scintigrafica goniometrica”, brevettata dalla Sapienza e ideata da Roberto Pani, professore ordinario di Fisica medica e direttore scientifico della startup. Si tratta di un dispositivo di rilevazione per impiego chirurgico in grado di identificare rapidamente e con assoluta precisione i “linfonodi sentinella” nella stadiazione del carcinoma mammario.  

 Il 20% delle nuove diagnosi di melanoma riguarda i giovani under 40. Questo tumore della pelle particolarmente aggressivo e' in costante crescita, negli ultimi 5 anni infatti si e' registrato un aumento del 34% dei nuovi casi nel nostro Paese: nel 2017 ne sono stati stimati circa 14mila, erano 10.400 nel 2013. È dimostrato che l'eccessiva esposizione ai raggi Uv svolge un ruolo decisivo, raddoppia infatti il rischio di sviluppare la malattia.

Per sensibilizzare tutti i cittadini sull'importanza della prevenzione, la Fondazione Melanoma ha realizzato uno spot disponibile sul sito fondazionemelanoma.org, che avra' ampia diffusione nei social network e nelle emittenti televisive. Nel video, che e' stato realizzato con il contributo di Bristol-Myers Squibb, viene mostrata una ragazza di spalle, i nei sulla sua schiena sono il "ricordo" dei momenti trascorsi al sole, troppo spesso senza protezione, che la pelle non dimentica.

Un team di ricercatori della Sapienza e del Babraham Institute di Cambridge, ha identificato oltre 250 geni coinvolti nell’invecchiamento del cervello. Tra questi il gene Dbx2 responsabile del rallentamento della crescita delle staminali neurali. Lo studio è pubblicato sulla rivista Aging Cell

Un gruppo di geni coinvolti nell’invecchiamento del cervello correlato all’età è stato identificato dal team di ricerca del Dipartimento di Biologia e biotecnologie "C. Darwin" della Sapienza, in collaborazione con il Babraham Institute di Cambridge. I risultati dello studio, pubblicato sulla rivista Aging Cell, mostrano che uno di questi geni, denominato Dbx2, può determinare un invecchiamento precoce delle cellule staminali neurali, riducendone la capacità di crescita. Le cellule staminali neurali sono responsabili della produzione di nuovi neuroni nel cervello adulto. Con l'età, le cellule staminali producono sempre meno cellule nervose e ciò può causare un deterioramento delle capacità cognitive del cervello. Il team di ricerca internazionale ha confrontato l’attività genica delle staminali neurali di topi vecchi e giovani, identificando 254 geni la cui attività si altera nelle cellule vecchie. E’ stato osservato che, mentre per molti di questi geni l’attività si riduce, per il gene Dbx2 aumenta.

 

 

Sulla rivista PlosOne un studio sulle modalità ludiche di gorilla e scimpanzé realizzato da un team di etologi delle Università di Pisa e Torino

 

 

Dimmi come giochi e ti dirò chi sei e, soprattutto, come stai con gli altri. Il gioco è infatti una cartina di tornasole fondamentale per comprendere la qualità delle relazioni che legano gli individui fra loro. A svelare i risvolti sociali dei comportamenti ludici arriva una nuova ricerca di un team di etologi delle Università di Pisa e Torino appena pubblicata sulla rivista PlosOne. Giada Cordoni, Ivan Norscia, Maria Bobbio ed Elisabetta Palagi hanno studiato come giocano scimpanzé e gorilla, due specie che condividono con noi il 98-99% del DNA e che rappresentano un ottimo modello per capire qualcosa di più anche sull’evoluzione del nostro comportamento. La fase sperimentale del lavoro si è svolta in Francia, nello ZooParc de Beauval a St. Aignan sur Cher, dove i ricercatori per tre mesi hanno osservato le colonie di 15 scimpanzé e 11 gorilla e stilando dei report giornalieri.
“Abbiamo messo in relazione il gioco con la propensione a costruire rapporti attraverso comportamenti di affiliazione e supporto – racconta Elisabetta Palagi del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa - quello che è emerso è che gorilla e scimpanzé sono profondamente diversi per l’organizzazione sociale e il modo di creare amicizie e alleanze”.

 
 
"Seguire un'alimentazione vegetariana che escluda in modo assoluto ogni tipo di alimento animale espone neonati e bambini a complicanze di tipo metabolico che possono seriamente minarne la salute. È importante, quindi, che i genitori che non mangiano, e non fanno consumare ai propri figli, prodotti d'origine animale informino di questa loro scelta il pediatra di famiglia. Insieme a lui, infatti, va pianificata una corretta supplementazione alimentare e le sue indicazioni devono essere seguite scrupolosamente". La Federazione italiana Medici Pediatri (Fimp) guarda con "grande preoccupazione" l'aumento di casi di neonati e di bambini con problemi neurologici attribuibili ad errori alimentari legati ad una dieta vegetariana incongrua.

Per questo, anche in seguito ad alcuni recenti fatti di cronaca, la societa' scientifica ha deciso di ribadire quanto espresso nel suo position paper del 2017 realizzato insieme alla Societa' italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) e alla Societa' di medicina perinatale (Simp). "Il pediatra ha il compito e il privilegio di aiutare i genitori italiani a sviluppare e mantenere corretti stili alimentari per se' e per i propri figli dalla nascita fino all'adolescenza- commenta il presidente nazionale Fimp, Paolo Biasci- Pertanto ci troviamo in prima linea nell'accompagnare anche quelle famiglie che scelgono un'alimentazione a base vegetale parziale o totale. Senza una nostra corretta consulenza il rischio e' che i genitori cerchino informazioni nei forum presenti nel web rifugiandosi in pericolosi fai-da-te".

Novità assoluta nel panorama accademico italiano, l’infrastruttura è nata su iniziativa delle Università di Pisa e di Genova

È nato il “Centro interuniversitario per la promozione dei principi delle 3R nella didattica e nella ricerca (Centro 3R)”, novità assoluta nel panorama accademico italiano, nato su impulso delle Università di Pisa e di Genova. Il Centro 3R (www.centro3r.it) è una infrastruttura che si prefigge di avviare un processo di sensibilizzazione di studenti, ricercatori e docenti alla sperimentazione responsabile e ai metodi alternativi all’uso degli animali, in ottemperanza alla direttiva UE 2010/63 sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, recepita in Italia con il D.Lgs. 26 del 4 marzo 2014. L’inaugurazione è stata ospitata al Centro congressi delle Benedettine, dove hanno portato i loro saluti il prorettore vicario dell’Università di Pisa, Nicoletta De Francesco, e il rettore dell’Università di Genova, Paolo Comanducci.
3R è l’acronimo di Replacement (sostituzione delle sperimentazioni sugli animali con metodi alternativi ogni qual volta questo sia possibile), Reduction (riduzione al minimo indispensabile del numero di animali utilizzati) e Refinement (continuo perfezionamento dei metodi impiegati allo scopo di ridurre la sofferenza degli animali). Il concetto delle 3R è stato per la prima volta introdotto da W. Russel e R. Burch nel 1959 in “The Principles of Humane Experimental Techniques”. 

Il silenzio è d’oro? Non per chi deve svolgere calcoli. Per migliorare l’abilità aritmetica sono più preziosi il rumore della pioggia o l’ascolto di un sottofondo ritmico e stimolante, come un tempo allegro di una sinfonia di Beethoven.  Lo afferma lo studio When listening to rain sounds boosts arithmetic ability (DOI 10.1371/journal.pone.0192296) del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, pubblicato sulla rivista scientifica PLOS ONE. Il gruppo di ricerca coordinato dalla neuroscienziata Alice Mado Proverbio ha analizzato l'influenza di diversi tipi di ascolto musicale (brano agitante, gioioso o rilassante), rispetto ai suoni della natura - come lo scrosciare della pioggia o le onde dell’oceano -  e rispetto al silenzio, sulla capacità di studenti universitari di eseguire a mente delle operazioni aritmetiche. Allo studio hanno partecipato cinquanta studenti, provenienti da corsi di studio umanistici e scientifici (25 donne e 25 uomini, dei quali 25 introversi e 25 estroversi). I due gruppi differivano per la maggiore o minore socievolezza, riflessività e capacità di concentrazione. Ai partecipanti, seduti di fronte a uno schermo con indosso una cuffia, sono state presentate 180 operazioni aritmetiche (una ogni 3 secondi: 1.5 secondi per leggere l’operazione e 1.5 per decidere se il risultato proposto fosse giusto o sbagliato). Le operazioni potevano essere divisioni, moltiplicazioni, sottrazioni o addizioni, facili (ad esempio: 98-98) oppure difficili (ad esempio: 910/130; 1862/318).

 

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